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L’ARANCINA

pubblicato il 13 Dicembre 2014

L’arancina (in Sicilia Orientale arancino) è una specialità della cucina siciliana. Si tratta di una “palla”o di un cono di riso impanato e fritto, del diametro di 8/10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella.
Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico,che ricordano un’arancia , ma adesso hanno anche una forma conica. Le origini dell’arancina sono molto discusse, alcuni autori si sono cimentati nell’immaginare le origini a partire dall’analisi degli ingredienti che costituiscono la pietanza. Così, per via della presenza costante dello zafferano, se ne è supposta un’origine alto-medioevale, in particolare legato al periodo della dominazione musulmana, epoca in cui sarebbe stato introdotto nell’isola l’usanza di consumare riso e zafferano condito con erbe e carne. In siciliano il nome di questa pietanza è originariamente al maschile arancinu, come testimoniato dal dizionario siciliano-italiano del palermitano Giuseppe Biundi, che nel 1857 al lemma arancinu scrive: “dicesi fra noi (in Sicilia) una vivanda dolce di riso, fatta alla forma della melarancia”. Questo dato può indurre a credere che l'arancina nasce come dolce, presumibilmente durante le festività in onore di Santa Lucia, e solo in seguito è diventato una pietanza salata. Sulla origine della versione dolce ci sono diverse interpretazioni: a Siracusa, secondo la tradizione, nel 1646 approdò una nave carica di grano che pose fine ad una grande carestia, evento ricordato con la creazione della cuccia, un prodotto a base di chicchi di grano, non macinato, miele e ricotta. Non è impensabile quindi che le prime arancine dolci siano una versione da trasporto della stessa cuccia. In merito al legame tra i due prodotti e i festeggiamenti “luciani”, ancora oggi il 13 dicembre di ogni anno, è tradizione palermitana quanto trapanese, festeggiare il giorno di santa Lucia, in cui ci si astiene dal consumare cibi a base di farina, mangiando arancine (di ogni tipo, forma e dimensione) e cuccìa.
Tipologie

Le arancine più diffuse in Sicilia sono quello al ragù di carne (per praticità, un sostituto dell'originale sugo), quello al burro (con mozzarella, prosciutto e, a volte, besciamella) e quello agli spinaci (condito anch'esso con mozzarella). Inoltre, nel catanese sono diffusi anche l'arancino "alla norma" (con melanzane, detto anche "alla catanese") e quello al pistacchio di Bronte. La versatilità dell'arancina è stata sfruttata per diverse sperimentazioni. Esistono infatti ricette dell'arancina che prevedono, oltre ovviamente al riso, l'utilizzo di funghi, salsiccia, gorgonzola, salmone, pollo, pesce spada, frutti di mare, pesto, gamberetti nonché del nero di seppia (l'inchiostro). Ne esistono varianti dolci: gli arancini vengono preparate con il cacao e coperti di zucchero (vengono preparate solitamente per la festa di Santa Lucia); ce n'è alla crema gianduia (soprattutto nella zona di Palermo) e al cioccolato, nonché all'amarena. Per facilitare la distinzione tra i vari gusti, la forma dell'arancino può variare.

Curiosità
L'arancina è considerato dai siciliani il prodotto di rosticceria più caratteristico della propria regione e quasi tutte le grandi città ne rivendicano la paternità.  In particolare nel comprensorio catanese si sostiene che la forma a cono si debba ad una ispirazione data dall'Etna: infatti tagliandone la punta esce dall'arancino il vapore che ricorderebbe il fumo del vulcano, mentre la superficie croccante della panatura e il rosso del contenuto ne rievocherebbero la lava nei suoi due stadi, calda e fredda. Sempre nel catanese, la forma a palla del prodotto ha generato un accostamento con le persone corpulente, definite con tono di scherno “arancinu che' peri” (arancino con i piedi, ossia arancino che cammina), per indicare una persona particolarmente rotonda.